Era il caldo giugno dell’estate tra il quarto e il quinto anno di liceo. Roma brillava e ribolliva. Non mi potevo dire del tutto convinto della mia idea di partecipare al Summer Camp. Ma ci tenevo molto, nonostante quel sole sembrasse sedurre altrove. Andai. Prima lezione, 17 giugno. Afa, tessere ID, tour del campus, Shakespeare, retorica, qualche domanda, e tante risate. Compagni simpatici e un professore geniale. Di certo un ottimo inizio.
Due giorni dopo commentavamo i gesti di un ragazzo che parlava di un antico strumento musicale cinese. E poi l’intonazione di un primo ministro durante un discorso solenne. E poi ci ritrovammo a scrivere racconti. Quel mese passò così: discutendo, criticando, e scrivendo di tutto su tutto. Fu denso e mi arricchì. A metà strada già mi ero convinto non solo che facevo bene a seguire quel corso, ma anche che avrei studiato in quest’università.
Ora sono al mio secondo anno di studi in Economia e Finanza qui alla John Cabot University, e penso ancora a quel corso come ad un momento decisivo. Ebbi un assaggio dei professori, dell’ambiente, e del metodo. Ma fu abbastanza per farmi capire che sarei rimasto qui, per conoscere un po’ di mondo nello splendore di Roma.
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